Il 4 Ottobre dell’anno 2011 veniva presentato al mondo iPhone 4S e, contestualmente, uno dei primi assistenti vocali al mondo così come li conosciamo oggi: Siri.
Sebbene al momento del lancio avesse molte limitazioni e uno spettro funzionale non certo amplissimo, Siri ha segnato una rivoluzione nel mondo della tecnologia consumer. I suoi degni concorrenti avrebbero fatto la comparsa solamente molto tempo dopo: Amazon Alexa nel 2015 e Google Assistant nel 2016.
Tuttavia, in questa chiusura del 2018, sembra ormai evidente che l’assistente vocale di Apple sia rimasta indietro rispetto ai concorrenti, quantomeno nel mercato europeo e soprattutto se guardiamo al mondo dei dispositivi intelligenti per la casa.
Vediamo insieme lo stato di salute attuale di Siri.
Una integrazione quasi perfetta
Il punto di forza principale è la perfetta coesione con i dispositivi Apple: Siri è disponibile già da un paio d’anni non solamente per iPhone, ma anche su iPad e Mac. Questo permette all’utente di gestire i propri task senza dover mettere mano alla tastiera e indipendentemente da cosa si trova davanti.
Se aggiungiamo la funzione “continuity”, che ci permette di passare telefonate, messaggi, documenti in elaborazione con la suite di produttività di Apple (Pages, Keynote, Numbers) in modo trasparente tra i nostri device, abbiamo in Siri e nell’ecosistema Apple il partner perfetto.
“Ma come, e Google non lo è?” – Si, Google ci permette di fare praticamente le stesse cose, ma ha almeno un limite su si è utilizzatori Apple: non è integrato nativamente. Non si può, quindi, dire “Ok Google” senza prima almeno aprire la sua applicazione dedicata su iPhone. Chi utilizza Android ovviamente non ha questo problema, ma qui non stiamo comparando gli assistenti, stiamo parlando di Siri.
A casa
Fino a quanto rimaniamo nel mondo dei device Apple (iPhone, iPad, Watch, Mac) non abbiamo nessun problema; ma il mondo non si ferma lì e, in questo caso, iniziamo a provare i primi fastidi.
In Italia non sono disponibili né HomePod, né l’integrazione di Siri con Apple TV: questo non ci permette di sfruttare completamente le possibilità dell’assistente vocale nel mondo casalingo; rendendo anche HomeKit, a mio parere, un prodotto incompleto.
“Ok, ma hai Apple Watch” – Vero, Apple Watch ci aiuta in questo senso: si possono impartire ordini a Siri tramite il microfono dello smart watch e da lì comandare i nostri dispositivi HomeKit. Molto bene, ma bisogna essere disposti a spendere circa 300 euro per questo dispositivo, che ha comunque un uso strettamente personale.
Qualche considerazione finale
Fino a quando le nostre esigenze rimangono quelle di gestire la nostra agenda, le nostre telefonate e i messaggi, Siri è un’ottima soluzione: l’integrazione con l’ecosistema Apple la rende poi, ovviamente, l’assistente perfetta perché ha deciso di sposare totalmente le soluzioni della mela morsicata.
Quando invece vogliamo estendere il campo d’azione di Siri alla nostra vita casalinga non siamo completamente supportati: non tanto per la gestione vocale, quando invece per la mancanza (in Italia) di dispositivi che ci permettono di supportare l’assistente in modo corretto alla necessità casalinghe.
Vista l’aggressività di Amazon e la risposta di Google, Apple potrebbe perdere il passo e rimanere indietro. Il design dei prodotti e il target di utenza non potranno sempre salvare Apple: probabilmente è il momento di aggiustare la politica di rilascio dei suoi device nei paesi extra-USA.
Stay tuned!
Diego